Pagine

Condividi

lunedì 4 settembre 2017

FOTOGRAFARE LA VIA LATTEA E SOPRAVVIVERE PER RACCONTARLO: Sony Alpha ILCE-6000 e il Samyang 12mm f2.0 NCS CS

ILCE-6000 Samyang 12mm F2.0 NCS.CS
Monte Sellata Pignola (PZ)

La fotografia notturna è a mio parere una delle esperienze più emozionanti per chi ama fotografare.
La macchina fotografica permette di vedere cose che gli occhi non possono cogliere, grazie alle lunghe esposizioni. Se solleviamo lo sguardo verso il cielo, difficilmente scorgeremo la galassia che ci ospita, ma se puntiamo la fotocamera in alto,  con le giuste impostazioni, vedremo uno spettacolo incredibile.


Chi vuole cimentarsi con questo genere fotografico (cos’ì come qualsiasi altro genere), dispone oggi di uno strumento favoloso, e non parlo dei sensori, che in ogni caso fanno impallidire le macchine fotografiche di pochi anni fa, ma della possibilità di accedere alle esperienze e alle conoscenze di altri fotografi. Quello che veramente conta nella fotografia, molto di più della qualità dell’attrezzatura di cui si dispone (sensori, lenti etc) è la conoscenza e lo studio.


Certo, una  attrezzatura migliore consente di scattare foto migliori, ma se immaginiamo una scala da 1 a 100, se la tua foto vale 10, investendo in hardware, probabilmente arriverai a 20, investendo in studio, arriverai a 80. Quindi lascia perdere l’acquisto di attrezzatura super costosa per il momento, il suo acquisto avrà senso solo quando avrai raggiunto un livello adeguato.


E questo è il motivo per il quale attualmente, per le mie fotografie, utilizzo una “economica” Sony alpha 6000, che spesso è possibile acquistare, in base alle varie offerte, anche intorno ai 400 €. Dal mio punto di vista, un principiante non può chiedere nulla di più ad una macchina fotografica di quello che offre la piccola Sony. Compatta e con un sensore favoloso, scatta in Raw e permette una buona gestione degli ISO. Insomma, se con questo attrezzo non riuscite a fare belle foto, allora non vi sono scuse, investire più soldi in macchine di categoria superiore significa buttare soldi.    


Per fotografare la via lattea ho fatto esperienza sul campo e cercato guide/indicazioni su internet, entrambe le attività sono fondamentali per giungere a risultati soddisfacenti.


Ovviamente questo post non vuole essere esaustivo, o troppo tecnico, vuole solo essere un approccio a chi desidera cimentarsi con questo genere fotografico, fornendo particolari informazioni utili ai possessori della Alpha 6000.


Cerchiamo di suddividere in una scaletta, le attività necessarie allo scatto.

Il primo punto da considerare, e probabilmente il più importante di tutto il processo, è il cielo .

Un Cielo Stellato


Quale che sia la vostra attrezzatura e la vostra abilità, se non trovate un cielo buio,siete fregati. Questo aspetto è stato per me il più difficile da gestire. Il mio primo tentativo lo ho fatto uscendo di casa alle 3 di notte, sono andato sul lungomare e ho puntato la fotocamera verso il largo. Mi aspettavo di avere uno scatto buio, invece la quantità di luce presente era impressionante. Tutto il primo piano era bruciato dalla luce proveniente dai lampioni alle mie spalle, e al posto di un nero cielo stellato, vi era un alone luminoso che affogava tutto. E ho così scoperto il concetto di inquinamento luminoso. Concetto piuttosto importante in questo tipo di fotografia in quanto vi accompagnera’ sempre, ovunque andiate in Italia. Quello che cambierà sarà la sua intensità.


ILCE 6000 Samyang 12mm f2.0 NC CS
Lungo Mare Ostia 15sec ISO 1600


Avendo scattato in RAW, è possibile in qualche modo cercare di intervenire per migliorare la situazione, gestendo ad esempio il bilanciamento del bianco, l'esposizione e il contrasto, la nitidezza e altri mille parametri, ma se il file di partenza non è buono, anche la foto elaborata avrà poche possibilità di riuscita.





Nell'esempio a destra, il raw è stato trattato in diversi modi, per cercare di estrarre dettagli, ma sono evidenti i nefasti effetti dell'inquinamento, la luce proveniente dalla sinistra del fotogramma affoga tutte le stelle e i dettagli presenti, il colore del cielo, che in teoria sarebbe dovuto essere uniforme, varia lungo tutta la lunghezza dell'immagine, diventando più scuro nella zone più lontana dalla sorgente luminosa.

Segnalo tuttavia che questo mio primo tentativo, che ha prodotto risultati così scarsi, è stato in ogni caso per me una rilevazione. Il sensore della fotocamera era comunque riuscito a catturare qualche cosa che i miei occhi neanche vedevano. Per puntare la fotocamera nella giusta direzione ho usato una app sul cellullare (photopills). Quando, dopo 15 secondi di esposizione, ho visualizzato la foto, per quanto slavata, la Via Lattea c'era. Questo è stato l'inizio. questo scarsissimo scatto mi ha dimostrato che si poteva fare, lei era lì. A questo punto si trattava solo di migliorare, e la prima cosa da fare per ottenere risultati migliori era sfuggire all'inquinamento luminoso.

Ecco perchè è importante trovare un cielo scuro, e dove lo trovo questo cielo scuro? Come sempre fatevi aiutare da Google, troverete mappe relative all’inquinamento luminoso anche dell’Italia, ma in ogni caso, come regola generale, se vivete in una grande città, tipo Roma, siete abbastanza fregati. Ho visto una foto della Cupola di San Pietro, sopra la quale era in bella vista la via Lattea. Questo tipo di foto ovviamente sono impossibili da scattare, certo con Photoshop si può fare tutto, ma in questo caso non è neanche necessario possedere una macchina fotografica, scaricate una foto della via lattea, scaricate una foto di San Pietro, e unitele con Photoshop.

Se invece desiderate essere voi gli autori degli scatti, dovrete disporre, oltre che della macchina fotografica, anche della macchina intesa come automobile, vi servirà per allontanarvi di un centinaio di chilometri dalla città. E per rendere le cose più semplici, sarebbe meglio se questi chilometri fossero percorsi in salita. La montagna presenta infatti condizioni climatiche più idonee a questo tipo di fotografia (non più idonee per il fotografo, ma per la fotografia). Io ho fatto proprio questo al mio secondo tentativo. Partito con l’ auto verso le 23:00, di un sabato di giugno, alle 01:00 circa ho raggiunto la meta che mi ero prefissato,Rocca Massima nel Lazio. Il cielo era abbastanza buio, ma anche il terreno lo era, e quindi non vedevo niente. L’esile torcia che mi ero portato illuminava solo per 2/3 metri innanzi a me. Ed ecco imparata la seconda importante lezione. non puoi sperare di trovare un buon posto per scattare foto alla via Lattea, al buio. Il posto lo devi cercare di giorno.

L’esperienza insegna, quindi il corretto flusso di lavoro è, fatti un centinaio di chilometri di giorno per esplorare il luogo in cui hai deciso di fotografare, trova di giorno, un punto in cui hai una bella inquadratura (utilizzando le app del telefonino per sapere la direzione in cui la via lattea sarà visibile) segnati il punto e tornaci di notte. E così ho fatto al mio terzo tentativo. Approfittando di una vacanza sulla costa Ionica, mi sono spostato all’interno di una regione che, grazie alla sua arretratezza, dispone di uno dei cieli più scuri d’ Italia, la Basilicata (p.s io sono Lucano). Ho visto su google map la diga di Senise, e memore degli splendidi scatti visti on line, in cui una splendida via lattea si specchiava nei laghi, mi son detto, ecco l’occasione che aspettavo. Abbandono moglie e figli al mare e, con una temperatura tra i 35/40 gradi, salgo in macchina alle 16:00 del pomeriggio per recarmi sul posto per il necessario sopralluogo diurno. Il posto (che non avevo mai avuto occasione di visitare in precedenza) è affascinante, una grande distesa di acqua azzurra incastonata tra le montagne si offre al mio sguardo. Gioisco e inizio a percorrere la strada che costeggia la riva, dal lato opposto a quello in cui lo smartphone mi dice sarà visibile la via lattea (photopills). Faccio un paio di tentativi lasciando la macchina nelle piazzole di sosta e mi addentro nel terreno per avvicinarmi alla riva e cercare un posto con la visuale adatta. La temperatura continua ad aggirarsi sui 35 gradi e scopro che bermuda e scarpette da ginnastica non sono una buona divisa per addentrarsi nei campi. Ovviamente non mi lascio scoraggiare da erbacce e rovi che intralciano il mio cammino graffiandomi ovunque e al terzo tentativo, attraversato un ameno boschetto, mi trovo innanzi ad una vista convincente (il terzo tentativo è stato quello buono anche in virtù del fatto che ero ormai stanco e disidratato e non avevo più alcuna intenzione di continuare a scarpinare e sudare). Ritorno verso la strada e quindi verso la mia automobile contento come un bambino, questa notte  scatterò la foto definitiva della via Lattea, indosserò pantaloni lunghi per non sfregiarmi ancora le gambe, scarpe più adatte, e al giusto orario, ovvero nella finestra temporale intercorrente tra il tramonto della luna (vostra altra inestimabile nemica nel fotografare la via lattea) e il tramonto della via lattea, tenendo anche conto del tempo necessario per raggiungere il posto, sarò dove stabilito. E così faccio. Parcheggio nella piazzola e guardo l’orario. Sono le 23:30, perfetto, ho tutto il tempo necessario per posizionarmi e preparare l’attrezzatura. Spengo i fari della macchina e vengo inghiottito dall’oscurità. Certo il cielo è molto bello, ma a livello del terreno non si vede un tubo. La luna, come da programma è tramontata, e vi assicuro che per scendere dall’auto in una zona rurale  nel buio più assoluto, ci vuole una certa dose di coraggio (o stupidità, dipende).

Analizziamo quindi la situazione, le condizioni dal punto di vista fotografico sono tendenzialmente ottime, cielo scuro, fonti luminose solo in lontananza, nuvole assenti (guardate sempre le previsioni prima di buttarvi in queste avventure, a volte la natura non collabora con i vostri desideri). Analizziamo ora la situazione dal punto di vista umano; solo, nella quasi totale oscurità, in giro per luoghi impervi e senza anima viva. Ed ecco quindi la 4° lezione che ho imparato, dite sempre a qualcuno dove state andando, a che ora pensate di tornare, e assicuratevi che vi sia campo. Preso coraggio scendo dalla macchina, prendo l’attrezzatura dal bagagliaio e inizio ad allontanarmi dalla strada per attraversare l’ameno boschetto visitato il pomeriggio, che ora, al buio, di ameno non ha nulla, anzi. Lo attraverso e ritrovo il punto in cui avevo stabilito di piazzarmi. Inizio a sistemare il treppiedi, a montare la fotocamera, e sento un rumore di foglie calpestate provenire dal boschetto cui volgo le spalle. Giuro che mi si gela il sangue, prendo la piccola torcia di cui dispongo e rivolgo la luce verso il punto dal quale mi sembra siano giunti i rumori, la torcia ovviamente è troppo debole per farmi vedere qualche cosa oltre i 2 metri da me (devo comprare una torcia migliore), ma inizio a ragionare cercando di dominare il panico. In natura vi sono molti animali che girano di notte, se faccio rumore scapperà, e cos’ì inizio a gridare cose senza senso, tipo SCIO’, CHI E’ etc etc. Mi fermo e non sento più niente. Sono scosso, ma decido che il rumore che ho sentito può essere normale, ora non lo sento più, e quindi devo dedicarmi alla Via Lattea, peccato che dopo forse neanche un minuto, i rumori di foglie calpestate provenienti dal boschetto ricominciano, e sono continui. Cari lettori appassionati di foto della via lattea, vi assicuro che la paura provata in quella occasione non la dimenticherò mai. In fretta e furia prendo il treppiedi così com’è,  con la macchina montata sopra, e inizio a indietreggiare, passo dopo passo, con la torcia puntata in direzione del luogo dal quale sentivo provenire il rumore, nel buio più assoluto cammino a fatica all’indietro su un terreno accidentato per cercare di raggiungere la strada. Quelli sono stati  i 300 m più lunghi della mia vita, le zolle di terreno minavano la mio equilibrio ad ogni passo e il tempo che ci ho messo a risalire sulla strada è stato una eternità. Ho raggiunto l’auto e gettata dentro l’attrezzatura, ho messo in moto e sono fuggito.

Ma da cosa sono fuggito? non lo so e non lo saprò mai. L’unica certezza è che qualunque cosa fosse, non era spaventata da me, altrimenti sarebbe dovuta scappare via alle mia urla e rumori vari. A mente lucida non credo di essere mai stato veramente in pericolo, magari era una lepre o un riccio,  però sappiate che se decidete di dedicarvi a questo genere di scatti, inevitabilmente vi esporrete a queste situazioni. Ricordate che in Italia vivono orsi, lupi cinghiali etc,etc. per non parlare dei cani, magari in branco. Se decidete di fotografare la via lattea, tenete conto.

E così eccomi giunto al mio quinto tentativo, Sopralluogo di giorno, vestiario adeguato, identificazione di un posto raggiungibile senza allontanarsi dall’auto. L’occasione mi si presenta una notte di fine luglio. Monte Sellata, provincia di Potenza. La vetta del monte è a circa 1700 metri sul livello del mare. Il posto lo conosco bene e questo mi da un certo coraggio, e poi resto vicinissimo alla mia auto.


ILCE-6000 Samyang 12mm F2.0 NCS.CS
F.2.0  ISO 1600 20sec
Monte Sellata Pignola (PZ)


Informazioni Tecniche


Diamo ora un'occhiata alla attrezzatura. Ovviamente avete bisogno di

1) Macchina fotografica che salvi in RAW (nel nostro caso Sony Alpha ILCE 6000)

2) Obiettivo luminoso e ampio ( Samyang 12mm F2.0 NCS CS)

3) Un treppiede sul quale montare la fotocamera.

Spesso nel corredo Fotografico di noi fotoamatori, manca il treppiede, ma lasciatemi dire che questo attrezzo, oltre ad essere necessario per la via lattea, apre ai fotografi nuove prospettive. Quindi sceglietene uno sufficientemente buono, io il mio lo ho pagato circa € 70, è marcato Manfrotto e dispone di una testa a Sfera che permette, anche se con qualche difficoltà di scattare anche in verticale, oltre che in orizzontale.

Ed eccoci finalmente a parlare delle impostazioni dello scatto.
Concentriamoci un attimo sulle impostazioni della macchina fotografica, indipendenti dall’obiettivo che monterete.
Gli aspetti che non dipendono dal tipo di obiettivo sono:
  1. Scattare in RAW. Se c’è un settore in cui fotografare in Raw è necessario, questo è proprio la fotografia notturna. Il Raw infatti vi consentirà di estrarre il massimo di informazioni possibili dallo scatto effettuato. Nella fotografia notturna, la post produzione è una parte fondamentale del flusso di lavoro, e se non avete il raw, potrete farci poco o niente.
  2. Il Bilanciamento del Bianco. Questo aspetto è meno importante, proprio perchè disponete del Raw, e quindi potrete variarlo in postproduzione, in ogni caso il consiglio è quello di settarlo non in modalità automatica, perchè altrimenti la fotocamera potrebbe scegliere un bilanciamento diverso tra uno scatto e il successivo, io utilizzo il settaggio Luce Diurna.
  3. Area di messa a fuoco. Dovete selezionare l’area Ampia, in fondo parliamo di paesaggi, e quindi vogliamo che tutto sia a fuoco.
  4. Modalità di Messa a fuoco. In questo genere fotografico, la messa a fuoco automatica non funziona essendo troppo buio perchè gli automatismi della macchina riescano a mettere correttamente a fuoco. Dobbiamo quindi impostare la messa a fuoco Manuale
  5. ISO. E qui la questione si fa interessante. Quello degli ISO è un discorso particolarmente importante. Facendo le dovute ricerche, tutti i siti consigliano di mantenere alti gli ISO, in particolare un ottimo sito dedicato alla Fotografia notturna, che consiglio a tutti di visitare, anche se in Inglese, https://www.lonelyspeck.com/sony-a6000-astrophotography-review/ Secondo questo sito il Miglior ISO per l’alpha 6000 corrisponde al  valore di 1600, aggiungendo che ci si può spingere tranquillamente anche ai valori 3200 e 6400. Ulteriori ricerche effettuate confermano che, con l’alpha 6000, ci si deve spingere a questi livelli per immortalare la via lattea, e il ragionamento alla base, è sostanzialmente condiviso da tutti, o quasi. Aggiungo il quasi perchè ho trovato una fonte, http://dslr-astrophotography.com/iso-dslr-astrophotography/  che pur essendo decisamente minoritaria, suggerisce come miglior iso per l’alpha 6000, il valore molto più basso di 400. Quello che mi ha colpito di questa indicazione, è la attenta spiegazione fornita, che si addentra in tematiche quali la natura del rumore e  la sua riduzione, la massimizzazione del rapporto segnale rumore e la Gamma dinamica. Per non farla troppo lunga, in sostanza l’articolo sostiene che, oltre i 400 ISO, gli incrementi successivi, portano semplicemente ad un peggioramento della gamma dinamica, senza aggiungere alcuna informazione a quanto catturato dal sensore. Secondo l’autore conseguentemente non ha senso aumentare il livello degli ISO in macchina in quanto l’incremento del livello può essere effettuato in maniera analoga e più efficiente in post produzione, avendo così la possibilità di preservare maggiormente la gamma dinamica. Non ho idea di chi abbia ragione, ma è un fatto che faccio sempre degli scatti sia a 400ISO che a 1600/3200ISO per confrontare entrambe le opzioni.

Vediamo ora le impostazioni relative agli obiettivi (ed in particolare al Samyang 12mm f2.0)


  1. Apertura. Forse l'elemento più importante da considerare nel fotografare la Via Lattea, e quindi in generale un cielo notturno, è la luminosità della lente.  Maggiore è la luminosità di cui è capace l'obiettivo, maggiore sarà il numero di "informazioni" che il sensore riuscirà a registrare nell'intervallo di tempo. Una lente molto luminosa quindi catturerà più informazione, a parità di ISO e Tempi. Se ipotizziamo due aperture, una a f2.0 e una a f2.8, avremo uno stop di differenza, questo significa che a parità di ISO per avere la stessa quantità di luce di uno scatto a f2.0 di 15secondi, a 2.8 dovremo portare il tempo a 30 secondi, con tutte le conseguenze che una più lunga esposizione ha sul movimento delle stelle. Analogamente se fissiamo il limite massimo di tempo di apertura dell'otturatore a 15 sec per evitare il mosso delle stelle, a f2.8 dovremo avere un livello di ISO doppio rispetto a quello necessario a F2.0.Dovrebbe quindi essere evidente come in Astrofotografia, la luminosità sia un fattore chiave. Impostiamo quindi l'obiettivo alla massima apertura possibile.
  2. Messa a fuoco. Ricordiamoci che dobbiamo mettere a fuoco le stelle, quindi la messa a fuoco deve essere su infinito. Considerando che alla massima apertura la profondità di campo è estremamente ridotta, come facciamo ad avere una foto nitida? Facile, ci calcoliamo la distanza Iperfocale. Con questo termine si intende la distanza oltre la quale tutti gli oggetti sono a fuoco. Nel caso del samyang 12mm F2.0 con messa a fuoco ad infinito, corrisponde a circa 2 metri. Questo significa che, purchè non stiate inquadrando qualche cosa più vicino di 2 metri, la vostra foto sarà tutta a fuoco. Ovviamente la distanza iperfocale varia in funzione di diversi parametri, tuttavia sappiate che nel caso in esame è 2 metri ed esistono app (tra cuiPhotopills) che permettono di calcolarla facilmente. Ma come si fa a mettere a fuoco su infinito di notte? Prestate attenzione, sul Samyang 12mm, per mettere a fuoco su infinito non basta ruotare l’anello di messa a fuoco fino a raggiungere il simbolo dell’infinito. Sulla ghiera del mio obiettivo, il punto di messa a fuoco corretto infatti si trova prima di quello che sembrerebbe essere l’infinito. Per poter determinare la messa a fuoco ottimale, dovrete utilizzare il live view, ingrandendo una luce lontana, e mettendo a fuoco su quella. Io ho impostato sul tasto programmabile della Sony, tasto C1, l’ingrandimento della messa a fuoco per poter verificare la stessa.
  3. Velocità. Vale la regola del 600, e le sue derivate. In sostanza la regola del 600 dice che, per conoscere il tempo massimo di esposizione prima che si vedano le stelle diventare dei bastoncini invece che dei puntini, si deve dividere 600 per la lunghezza focale dell'obbiettivo ( ricordando che nel nel caso di aps-c vi è un fattore di crop di 1,5).  Quindi nel caso del Samyang 12mm (pari a12X1.5=18) bisogna dividere 600*18, ottenendo quindi oltre 30 secondi. DI conseguenza possiamo effettuare scatti della durata di 30 secondi. Questa ovviamente è una regola generale, e vi sono adattamenti della regola più restrittivi (regola del 400 etc). In ogni caso personalmente con il Samyang espongo tra i 15 e i 25 secondi.

E ora scattiamo.

Ci siamo, abbiamo settato la macchina e l'obiettivo con le impostazioni ottimali, è arrivato il momento di scattare, ma resta qualche piccolo controllo ancora da effettuare prima di premere ( in senso figurato, e vi spiegherò poi il perchè) il pulsante di scatto.

Tutte le fotocamere di un certo livello hanno una funzionalità per la riduzione del rumore derivante da lunghe esposizioni. Nel caso della Sony Alpha 6000, parliamo della voce "Esposizione Lunga NR". In sostanza i sensori digitali hanno un nemico costituito dal calore, quando il sensore è aperto per troppo tempo, inizia a produrre calore, che si manifesta con la comparsa di pixel rossi con distribuzione causale. Per evitare questo problema, attivando l'opzione "Esposizione Lunga NR", la fotocamera, subito dopo il primo scatto, effettuerà un secondo scatto, conservando gli stessi parametri del precedente, ma con l'obbiettivo chiuso.Durante questa fase, sullo schermo visualizzerete solo il messagio "elaborazione in corso". Si otterrà quindi una seconda immagine, detta Dark Frame, nella quale saranno presenti solo gli hot pixel, che verranno automaticamente eliminati dal primo scatto.
Vi sono tuttavia delle controindicazioni, in particolare l'effetto peggiore è il raddoppio dei tempi di scatto. Se fate una foto di 30 secondi, con la funzionalità attivata, il tempo di scatto sarà di circa 60 secondi e consumerete il doppio di energia della batteria.
Il mio consiglio è quindi di non attivare questa funzione, potrete infatti produrre il dark frame autonomamente, solo al termine della vostra sessione di scatti.
Io solitamente scatto con le stesse impostazioni dai 4 agli 8 fotogrammi ( e poi vi spiegherò il motivo), finita la serie monto il tappo dell'obbiettivo, senza cambiare alcun parametro, e scatto di nuovo. Ottengo così il dark frame che potrò utilizzare in post produzione per eliminare gli hot pixel.

A questo punto posso ricomporre / cambiare i parametri di scatto e cominciare una nuova sessione.


Il motivo per cui non mi limito a un singolo scatto, ma ne faccio 4/8, è che componendo insieme tutti questi scatti, riusciamo a ridurre il rumore della foto. Ad alti ISO infatti la foto è piuttosto rumorosa, e questo metodo ha il vantaggio di riuscire a ridurre il rumore con un prezzo in termini di perdita di dettaglio minore rispetto ad altre metodologie. La sovrapposizione degli scatti può essere effettuata manualmente con un programma di fotoritocco o meglio, farlo fare a un programma specifico, come DeepSKYstacker. Questo programma vi richiederà di importare le varie immagini della serie e il relativo Dark Frame, e dopo una non breve elaborazione, vi fornirà la vostra immagine (molto slavata in questa fase, ma non preoccupatevene). Potrete quindi salvare l'immagine, usando il formato .tiff. per successive elaborazioni.


L'ultimo suggerimento di questa guida è quello di non premere il pulsante di scatto. la pressione del tasto infatti produrrà dei micromovimenti con effetti nefasti sulla foto. Per fortuna la nostra piccola sony dispone di una applicazioni perfetta per risolvere il problema. Recatevi con il menù in Lista Applicazioni e selezionate "Touchless Shutter". Questa app vi permetterà di scattare semplicemente facendo passare la mano vicino al sensore di prossimità del mirino, quindi senza alcun contatto e conseguente vibrazione/movimento sul corpo macchina.

Ormai ci siamo, siete pronti, prendete la vostra fotocamera è uscite nella notte (se ne avete il coraggio) la via Lattea è li che vi aspetta...

venerdì 15 maggio 2015

SONY DSC-HX400V: Recensione Zoom 50X

Il mondo della fotografia è affascinante, ma piuttosto complicato.
In giro vediamo le persone fotografare qualsiasi cosa (compresi se stessi). Fanno foto in continuazione, e per farle alcuni utilizzano gli smartphone, altri i tablet,  e infine ci sono quelli che pensano (e sono sempre di meno), che per fare una foto ci voglia una macchina fotografica.

Ovviamente io rientro in questa categoria. Certo, capita anche a me di utilizzare lo smartphone per fare al volo una foto da inviare ad amici e familiari, però ho sempre pensato, a torto o a ragione, che per fare le foto ci voglia una fotocamera, così come per fare i video ci voglia una videocamera.
(questa ultima affermazione ho scoperto essere non del tutto veritiera, ma questo è un altro discorso)

E qui nascono i problemi, quale macchina comprare?

Ho pensato che la cosa più importante fosse poter avere sempre dietro la macchina fotografica, così da poter scattare al volo qualche scena interessante

Quindi ho iniziato con una compatta molto piccola ed economica, ero affascinato dalle sue dimensioni ridotte e dal prezzo, (circa € 100).

E' stato un grave errore, in pratica, tranne che in giornate soleggiate e all'aperto, non si riusciva a fare una foto che non fosse sfocata/mossa. Un incubo.

Ed ecco quindi la prima lezione del mio personale corso di fotografia, la portabilità è inversamente proporzionale alla qualità ( a parità di prezzo).

Ho così iniziato ad informarmi sulle caratteristiche che deve avere una macchina fotografica per poter sperare di fare belle foto, è qui ho avuto la prima sorpresa. Il numero di megapixel.

Ad una prima occhiata, in qualsiasi centro commerciale, nel reparto relativo alle macchine fotografiche, i cartellini che indicano le caratteristiche tecniche, riportano come prima voce il numero di MegaPixel. L'idea di fondo è che maggiore è questo valore, maggiore è la qualità della fotocamere.
SBAGLIATO
In linea di massima, uno tra gli elementi più importanti per ottenere foto di buona qualità, non è il numero di megapixel, ma la dimensione del sensore.
Il sensore è l'oggetto che integra i pixel. Maggiore è la dimensione del sensore, maggiore è la quantità di luce (e quindi di informazioni) che è in grado di catturare. Per tale motivo, un sensore più grande, pur con un numero minore di pixel, produrrà immagini migliori rispetto ad un sensore più piccolo con più pixel.

Ecco perchè gli smartphone (e i tablet) non possono competere con una buona macchina fotografica. I sensori, nei moderni smartphone, per motivi di spazio, non possono che essere molto piccoli.

Ovviamente le variabili che incidono sulla qualità di una foto sono molte altre, a titolo di esempio il gruppo ottico (cioè il percorso che la luce deve compiere per arrivare al sensore), il flash, lo zoom, i controlli disponibile etc.

Internet è pieno di siti dedicati alla fotografia, e chi vorrà non avrà problemi a trovare informazioni dettagliate su tutti gli aspetti di questo affascinante universo.

Appreso quindi che le dimensioni contano, ho gettato alle ortiche (in realtà regalato al mio primogenito) la compatta economica, e ho comprato una Mirrorles Sony NEX-3N (il modello base).

Tutto è cambiato, finalmente foto degne di questo nome. Ho scoperto una serie di potenzialità incredibili. Mi si è aperto il mondo della fotografia con basse luci.

La cosa bella delle mirrorless è che, in un corpo compatto, integrano il sensore di una Reflex. Sono quindi un oggetto, non invasivo, da portarsi dietro. Con l'obiettivo di serie, un 15-55mm, le sue dimensioni superano di poco quelle di una compatta, ma permette una qualità decisamente soddisfacente.

La mirrorless acquistata è senza dubbio un ottimo viatico per passare ad un livello fotografico superiore.
Soddisfatto del mio acquisto, mi sono recato alla recita di fine anno di mia figlia, pronto a immortalare come si deve i ricordi.
Fiducioso ho preso posto e, sorpresa, sebbene le foto scattate fossero di indubbia qualità, il soggetto che mi interessava (mia figlia appunto), appariva un poco troppo piccola.

Ho così imparato la seconda lezione, l'importanza dello ZOOM. Data la distanza tra il palco e il mio posto, l'obiettivo di serie della NEX, ottimo per i primi piani, ovvero quando puoi avvicinarti molto al soggetto, non è adatto a ritrarre soggetti distanti.

Eccoci quindi pronti ad approfondire gli aspetti relativi al concetto di ZOOM.

Quando parlo di zoom, intendo quello ottico, lasciate perdere lo zoom digitale, che sebbene pubblicizzato su ogni macchina fotografica (o videocamera), si limita a stiracchiare l'immagine sgranandola.

La prima informazione che ho appreso e che mi pare opportuno condividere, è il significato della terminologia ZOOM 3X, 10X etc.

Queste informazioni, utili solo per i neofiti, in realtà non dicono molto.

Tecnicamente la dicitura 3X significa che l'immagine può essere visualizzata (e quindi fotografata) con un fattore di ingrandimento pari a 3, parimenti uno zoom 10X significa che l'immagine può avere un ingrandimento pari a 10. Sembrerebbe quindi tutto abbastanza chiaro, ma non è così.

Mi spiego con un esempio.

Una immagine di un cm quadrato, ingrandita 10 volte (zoom 10X) avrà alla fine una dimensione di 10 cm quadrati, tuttavia se ho la stessa immagine, ma di 4 cm quadrati, e applico uno zoom solo pari a 3X, avrò un'immagine di 12 cm quadrati.

Alla fine l'immagine più grande non è quindi quella a cui ho applicato uno zoom 10X, ma quella con zoom 3X.

E' per questo motivo che i neofiti parlano di zoom e gli esperti di lunghezza focale,

La lunghezza focale, a differenza dello concetto di zoom, è una misura assoluta. per avere un termine di paragone, l'occhio umano ha una lunghezza focale di 50mm, questo significa che fotografare con un obiettivo 50mm, riproduce una immagine, così come la vede il vostro occhio.

In un obettivo 15-55mm, lo zoom si determina facendo il rapporto tra la lunghezza focale massima e la minima, 55/15, pari a 3.6. Questo obiettivo quindi presenta uno zoom 3,6X.
Considerando però che l'occhio umano ha una focale pari a 50mm, significa che l' ingrandimento di 3,6 non è rispetto a quello che vedete voi, ma rispetto a quello che "vede" la macchina con il suo obiettivo.

Altro concetto che ho appreso e che è importante ricordare è che la luminosità ( e quindi la quantità di luce, che in fotografia rappresenta la quantità di informazioni) che colpisce il sensore, diminuisce con l'aumentare dello zoom.
Quindi, potendo, è sempre meglio avvicinarsi al soggetto che fare una foto utilizzando lo zoom.

Nei casi in cui tuttavia non sia possibile avvicinarsi, ci vuole un obbiettivo più potente, ho quindi acquistato il SONY SEL 55-210 mm. Anche in questo caso lo zoom è pari a 210/55= 3,8X, tuttavia con questo obiettivo l' ingradimento rispetto a quello che vede l'occhio umano è effettivamente di circa 3 volte.

Il costo del solo obiettivo è praticamente pari a quello della macchina su cui è montato.

Durante le ricerche per questo acquisto, mi sono imbattuto in macchine fotografiche che tra le specifiche, vantavano uno zoom di molto superiore al mio  a prezzi inferiori al costo del solo obiettivo?

Dov'è il trucco?

Ho dovuto rimettermi a studiare.

La lunghezza dell'obiettivo, è strettamente correlata alla dimensione del sensore, in pratica, su un grosso sensore, uno zoom con una focale pari a 1000 mm presenta le dimensioni visibili nella foto:



Non molto pratico da portarsi dietro e piuttosto costoso.

Per ridurre le dimensioni dell'obbiettivo tuttavia basta ridurre quelle del sensore.
Ovviamente, come visto in precedenza, sensore pù piccolo = minore qualità.

Quindi dovrebbe essere ormai chiaro che la nuova moda degli ZOOM sempre più spinti, che ha ormai sostituito i Megapixel come elemento di marketing, comporta un prezzo da pagare in termini di qualità.

Altra considerazione molto importante sulle focali spinte, è che una piccolissimo movimento della mano, si traduce in un incredibile spostamento della inquadratura. Per capirci, provate a inquadrare la luna con il vostro telefonino e a farle una foto centrandola se ci riuscite.

E' per questo motivo che nella foto sopra (oltre che per il peso), l'obiettivo poggia su un solido cavalletto.

Fatte quindi tutte queste considerazioni, ha senso spendere soldi per una compatta Superzoom?

Vi sorprenderà perché per me la risposta e SI.

SONY DSC-HX400V


Questa macchinetta fotografica è dotata di uno zoom 50X con una focale equivalente che arriva a 1200 mm.

L'elenco di tutte le sue specifiche tecniche è facilmente reperibile on line, mi limiterò quindi a riportarvi le informazioni essenziali, ovvero:
  •  ottica ZEISS-Vario Sonnar T
  •  sensore CMOS Exmor R da 1/2,3" /7,82mm
  •  20,4 MegaPixel
  •  Wifi
  •  NFC
  •  Formato RAW
  •  zoom 50X per una lunghezza focale da 24 a 1200 mm
In pratica vede più lontano del gigantesco 1000 mm della foto.

Ovviamente non produrrà foto della stessa qualità. Ma la vera domanda è:
Per un uso amatoriale, questo oggetto come scatta?

Considerando le caratteristiche ultraspinte dello zoom, la mia risposta è sorprendentemente bene.

Ero abbastanza scettico sulla qualità di una foto alla massima focale, ma, pur considerando le ottime condizioni di luce e un soggetto quasi fermo, trovo il risultato dello scatto, entusiasmante.


Questa prima foto è stata scattata senza nessun zoom con una lunghezza focale di 24mm.


Questa seconda foto è un semplice ingrandimento della precedente, fatta con il computer (in pratica uno zoom digitale), per permettervi di seguire la direzione in cui ho puntato l'obiettivo con lo zoom al massimo.


ed ecco la foto scattata con lo zoom 50X (lunghezza focale 1200mm)

Trovo tutto ciò sbalorditivo, la foto è stata scattata senza l'ausilio di un cavalletto, ma impugnando la macchina con le mani. Lo stabilizzatore della fotocamera fa quindi evidentemente un ottimo lavoro.

Ovviamente la qualità cala in ambienti bui e/o con soggetti in veloce movimento, ed è per questo che esistono anche i mostruosi zoom professionali. 
Ma in ogni caso, una macchina come la SONY DSC-HX400V è indubbiamente una ottima compagna di viaggio, mostrando una elevata luminosità alle corte focali e garantendo in ogni caso ottimi risultati alle lunghe focali.

Ovviamente parliamo sempre di macchine di fascia piuttosto economica, e i puristi della fotografia hanno mille validi motivi per rifiutare questo tipo di prodotto. Ma per tutti gli altri, con questa macchina non ci si può che divertire, e tutto ciò che vedono i vostri occhi, può essere ripreso, da una barca che veleggia lontano a uno scoiattolo spensierato su un ramo di un albero.

P.S. ho letto di una nuova macchina di questo tipo con uno ZOOM pari a 80X, In pratica potrete fotografare anche soggetti che non vedete ad occhio nudo.